In questo articolo vogliamo parlare di uno strumento importante, che ora è normato anche nel nostro Paese, il whistleblowing.
Chi gestisce enti pubblici, chi amministra aziende private, ma anche dipendenti e lavoratori autonomi, devono conoscere questo sistema di segnalazione.
Contenuti dell'articolo:
Cosa s’intende per Whistleblowing in ambito lavorativo?
Il whistleblowing in ambito lavorativo si riferisce al processo attraverso il quale un collaboratore o un dipendente segnala comportamenti illeciti, non etici o non conformi alle normative all’interno dell’azienda o dell’istituzione per la quale lavora.
Questi comportamenti illeciti possono includere:
- Frodi finanziarie
- Discriminazione o molestie sul posto di lavoro
- Abusi di potere o comportamenti non etici da parte dei superiori o dei colleghi
- Violazioni delle normative in materia di sicurezza sul lavoro
- Rischio per la salute pubblica o per l’ambiente dovuto a pratiche aziendali non sicure o non conformi alle leggi ambientali
- Qualsiasi altra attività illecita o non etica che possa danneggiare l’organizzazione, i suoi dipendenti o il pubblico in generale
Il whistleblowing è un metodo efficace per identificare e affrontare problemi all’interno delle organizzazioni, in quanto consente a chiunque di segnalare tali comportamenti senza temere ritorsioni o discriminazioni. Infatti, i whistleblower sono anonimi e tutelati dalla legge, così da evitare rappresaglie da parte dei datori di lavoro.
Direttiva Europea per il Whistleblowing
La direttiva del Parlamento Europeo di riferimento per il whistleblowing è quella del 23 ottobre 2019, in cui sono racchiuse una serie di indicazioni per guidare gli Stati membri ad aumentare la protezione delle persone che segnalano violazioni.
Il primo punto di questo importante documento dice che:
“Chi lavora per un’organizzazione pubblica o privata o è in contatto con essa nello svolgimento della propria attività professionale è spesso la prima persona a venire a conoscenza di minacce o pregiudizi al pubblico interesse sorti in tale ambito. Nel segnalare violazioni del diritto unionale che ledono il pubblico interesse, tali persone (gli «informatori – whistleblowers») svolgono un ruolo decisivo nella denuncia e nella prevenzione di tali violazioni e nella salvaguardia del benessere della società. Tuttavia, i potenziali informatori sono spesso poco inclini a segnalare inquietudini e sospetti nel timore di ritorsioni. In tale contesto, l’importanza di garantire una protezione equilibrata ed efficace degli informatori è sempre più riconosciuta a livello sia unionale che internazionale.”
La direttiva impone agli Stati membri dell’UE di:
- Stabilire meccanismi di protezione per i whistleblower
- Definire canali di segnalazione sicuri e confidenziali
- Garantire protezione da ritorsioni e rappresaglie da parte dei datori di lavoro
- Descrive le violazioni, i requisiti per la segnalazione e le sanzioni
L’obiettivo principale è promuovere la trasparenza e la responsabilità nelle organizzazioni e nell’ambito dell’Unione Europea.
Legge italiana per il Whistleblowing
Nel marzo 2023 l’Italia ha recepito la direttiva UE sul whistleblowing e l’ha tradotta in normativa grazie al decreto legislativo numero 24, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 marzo, avente il seguente titolo:
“Attuazione della direttiva (UE) 2019/1937 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2019, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione e recante disposizioni riguardanti la protezione delle persone che segnalano violazioni delle disposizioni normative nazionali.”
In questa legge emerge il ruolo centrale dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), che diventa il solo ente autorizzato a gestire e valutare le denunce dei whistleblower a proposito di illeciti di cui sono a conoscenza e anche di attività repressive messe in atto dai datori di lavoro nei loro confronti.
ANAC, proprio per garantire un servizio adeguato, ha potenziato la propria piattaforma digitale dedicata alle segnalazioni e confermato la propria particolare attenzione al sostegno dei whistleblower operanti in società private e organizzazioni pubbliche.
Secondo la legge italiana e quanto riportato dall’Autorità Nazionale Anticorruzioni, possono effettuare segnalazioni:
- Dipendenti pubblici
- Lavoratori subordinati di soggetti del settore privato
- Lavoratori autonomi
- Collaboratori
- Liberi professionisti
- Consulenti
- Volontari
- Tirocinanti
- Azionisti
- Soggetti che eseguono attività di amministrazione, direzione, controllo, vigilanza o rappresentanza
Praticamente ogni persona che lavora o collabora per un’impresa o un ente pubblico può contattare l’ANAC, in qualità di canale di segnalazione esterno, per far emergere una presunta irregolarità che, successivamente, verrà valutata e portata avanti, se conforme a quanto stabilito dalla legge e dagli approfondimenti eseguiti da chi di dovere.
Bisogna dire, però, che gli enti pubblici e le imprese devono attivare canali di comunicazione interni, come si legge al punto 1 dell’articolo 4 del decreto legge:
“I soggetti del settore pubblico e i soggetti del settore privato, sentite le rappresentanze o le organizzazioni sindacali di cui all’articolo 51 del decreto legislativo n. 81 del 2015, attivano, ai sensi del presente articolo, propri canali di segnalazione, che garantiscano, anche tramite il ricorso a strumenti di crittografia, la riservatezza dell’identità della persona segnalante, della persona coinvolta e della persona comunque menzionata nella segnalazione, nonché del contenuto della segnalazione e della relativa documentazione.”
Dati sulle segnalazioni in Italia
Secondo i dati registrati dall’ANAC, che già prima del decreto legge n.24 del 10 marzo 2023 raccoglieva segnalazioni, nel 2022 i whistleblower che hanno denunciato irregolarità sui canali esterni messi a disposizione dall’Autorità Anticorruzione sono stati 347, tra cui 272 erano presentati come illeciti.
Le segnalazioni si sono concentrate sui seguenti ambiti e settori:
- Appalti pubblici
- Procedure concorsuali
- Gestione delle risorse pubbliche
- Normative anticorruzione ignorate
- Maladministration
Le segnalazioni hanno avuto i seguenti esiti:
- 49% archiviate perché prive di dati essenziali, aventi contenuti generici, per assenza dell’interesse all’integrità della pubblica amministrazione o per assenza di competenza dell’Autorità
- 30% trasmesse agli uffici competenti per la valutazione
- 15% archiviate perché ANAC non era l’ente competente
- 6% trasmesse alle autorità competenti per la loro valutazione.
È importante sottolineare che questa statistica riguarda eventi avvenuti nel 2022, quindi quando ancora il whistleblowing non era normato dalla legge italiana secondo le direttive europee.
Ciò che lecito aspettarsi è che le segnalazioni aumentino e arrivino a giudizio in percentuali maggiori, permettendo così di combattere frodi e criticità sia nel settore pubblico sia in quello privato.